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Andor 2: Rianza, il VERO gioco da tavolo creato per la seconda stagione della serie Star Wars

Nell’episodio finale della serie Cassian Andor, Ruescott Melshi e K-2SO ci mostrano per la prima volta un elemento scenografico che nasconde in realtà un lavoro di design accurato e appassionato.

L’universo di Star Wars continua ad arricchirsi non solo di nuove storie, ma anche di dettagli originali e creativi che danno profondità all’ambientazione. Un esempio sorprendente arriva direttamente dal set della seconda stagione di Andor: per il dodicesimo episodio, il team creativo ha ideato un vero e proprio gioco da tavolo.

Cos’è il Rianza, il nuovo gioco da tavolo creato dagli scenografi di Andor

Il gioco si chiama Rianza ed è quello che vediamo giocare Cassian Andor, Ruescott Melshi e il droide K-2SO nell’abitazione di Cassian su Yavin. Ma ciò che potrebbe sembrare solo un semplice elemento scenografico nasconde in realtà un lavoro di design accurato e appassionato.

A creare Rianza è stato il dipartimento artistico e grafico di Andor, con la graphic designer Elle McKee a guidare il progetto. McKee non si è limitata a disegnare le tessere del gioco, ma ha anche sviluppato un set completo di regole di gioco, rendendo Rianza pienamente funzionante e giocabile.

L’estetica del gioco prende ispirazione da giochi antichi come il Mahjong e i domino, combinando tradizione e immaginario fantascientifico in un mix perfetto per l’universo Star Wars. Le tessere realizzate da McKee mostrano una cura maniacale nei dettagli, tanto da sembrare un oggetto autentico proveniente da una galassia lontana lontana.

Per ora non ci sono notizie su una possibile commercializzazione di Rianza, ma non è difficile immaginare che, con l’interesse crescente dei fan, il gioco potrebbe un giorno uscire dai confini della serie TV per diventare un vero oggetto da collezione.

Fonte: starwars.com

Il world-building di Andor

Questa attenzione alla verosimiglianza e al world-building dimostra ancora una volta quanto la produzione di Andor punti a offrire un’esperienza immersiva, andando ben oltre la semplice narrazione. Ogni elemento, anche quello più apparentemente marginale, viene pensato per contribuire alla coerenza del mondo di Cassian Andor.

Tra le culture più evocative introdotte nello show c’è quella del popolo di Ghorman, un pianeta con una storia profonda e una forte identità visiva. Ciò che sorprende è quanto l’Italia, e in particolare le tradizioni del Nord del Paese, abbiano influenzato la creazione di questa cultura aliena.

Il colore simbolo di Ghorman è un verde tenue, riconoscibile, quasi retrò. Non è una scelta casuale: il verde che caratterizza architetture e ambienti del pianeta si ispira ai bagni italiani degli anni ’70, in particolare alle tonalità “avocado green” molto in voga all’epoca. Un dettaglio apparentemente secondario che contribuisce a rendere Ghorman un luogo stranamente familiare agli occhi del pubblico.

A rendere ancora più credibile la cultura di Ghorman è la lingua: il Ghor. Creata dalla dialect coach Marina Tyndall, questa lingua non segue le regole delle scritture aliene tradizionali di Star Wars, come l’Aurebesh. Il Ghor è un idioma vivo, che può essere compreso solo ascoltandolo: un esperimento linguistico che privilegia la fonetica e la trasmissione orale. Sono stati comunque sviluppati due sistemi di scrittura: Ghorelle (o Alto Ghor) e Dixian (o Basso Ghor), ispirati a diversi registri sociali e chiamati così in onore delle designer Elle McKee e Lauren Dix.

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