Ecco la nostra recensione per il quinto capitolo della serie The Book of Boba Fett: Return of The Mandalorian.
The Book of Boba Fett – Chapter 5: Return of The Mandalorian, ecco le recensioni di Empira
Prima delle nostre recensioni vi lasciamo i link per gli ulteriori approfondimenti di questo quarto capitolo di The Book of Boba Fett:
ATTENZIONE! LE RECENSIONI CONTENGONO SPOILER!
Manuel Bettuzzi
Che passione, che amore, che rispetto e che meraviglia. Questa puntata racchiude il meglio del meglio che si possa desiderare da Star Wars.
Diretta da Bryce Dallas Howard, questo capitolo è un vero e proprio cocktail di emozioni e idee geniali.
Vediamo il ritorno di Din Djarin e insieme a lui veniamo catapultati in quella che è la sua vita dopo aver ceduto Grogu a Luke Skywalker.
La leggenda si unisce al mito quando finalmente ritrova la sua tribù e ci vene raccontata la storia della Dark Saber, di Mandalore e della notte delle mille lacrime.
Le scene, la regia, la narrazione è completamente di un altro livello rispetto a tutte le altre puntate. Ricca, di qualità, che non si risparmia mai e dove ogni gesto ha un significato profondo, così come ogni parola. Ogni scena è un brivido che percorre lo spettatore.
Bryce, non contenta di averci regalato i momenti più alti di sempre legati a Mandalore, decide di esagerare e, ci riesce.
Arriviamo su Tatooine dove entra in scena il nuovo personaggio di questa serie: il caccia N-1 di Mando.
Non è una nave, è un concentrato di design, epicità, nostalgia e Star Wars. Scene che raccontano perfettamente la nascita di questa nave, che prende di gran carriera e in maniera totalmente inaspettata, il posto della Razor Crest.
Tutto questo unito da: citazioni, easter egg, lore e quant’altro.
Molti fan, tra cui me, si stanno interrogando se questa puntata sia relamente di Boba Fett o di The Mandalorian – a buona ragione visto che il protagonista non compare nella punatata -, ma ho deciso che non mi interessa; questo è lo Star Wars che voglio. Ricco, curato, rispettoso, moderno ma allo stesso tempo ben saldo nelle sue radici. Che sia Mando o Boba poco importa.
VERE GUERRE STELLARI AL 110%.
Voto: 9,5
Roby Rani
È da mercoledì che leggo e sento queste parole: “bella la puntata di Boba eh? ma non è una puntata di Boba” ed è vero, tutto vero.
Recensire questa 1×05 di The Book of Boba Fett è effettivamente molto strano, perché è, a tutti gli effetti, il sequel del capitolo 16 della serie The Mandalorian, una sorta di spin off indipendente dedicato a Din Djarin.
È giusto precisare anche che non è una novità quella di inserire uno “spin off” all’interno di una serie TV, anzi.
Solitamente, in queste puntate smaccatamente filler, il protagonista della serie in questione non appare mai o quasi, ma non significa che non sia importante.
Queste “pause narrative” sono sempre funzionali alla narrazione orizzontale. Ci presentano o approfondiscono un personaggio chiave oppure raccontano un evento passato o futuro importante per il presente della storia.
Ecco, in questo capitolo dal titolo “Il Ritorno del Mandaloriano” non accade nulla di tutto questo ed è talmente palese (vedi il titolo) da risultare strano e generalmente incomprensibile.
Cosa diavolo stanno facendo in Lucasfilm?
Difficile avere una risposta oggi (forse non l’avremo mai), ma la curiosità scatenata sull’entità, sugli obiettivi, sui rischi presi dal progetto Boba Fett, al momento è tantissima!
La speranza dettata dall’amore per il nome Star Wars, mi sta spingendo a pensare che ci sia qualcosa di molto importante che bolle in pentola e che tutto questo (la serie su Boba) sia una sorta di “intervallo” necessario a tenere alta l’attenzione sul nome Star Wars in un periodo vuoto per il brand.
Vi ricordo che Mando 2 è uscita più di un anno fà mentre Marvel sta facendo uscire una serie dopo l’altra (non sottovalutate la competizione in casa Disney).
Come? The Bad Batch e Visions?
Naaaaaa, giocano un altro sport, quello delle serie animate.
Tra l’altro, post Boba, al momento, non ci sono date di rilascio; ne per Obi Wan, ne per Andor e ne per Mando 3 (ma credo che qualche annuncio arrivi a breve, molto breve).
Dopo lo shock per “l’idea” c’è anche la nuova puntata mandocentrica che, oltre ad essere perfettamente in linea con la serie (parlo di The Mandalorian) ci regala una serie impressionante di informazioni importantissime per il futuro di Din Djarin, ma non senza partire con una scena di slappe e pacconi senza mezzi termini, con una ferocia e risolutezza che, in passato ci si aspettava più da Boba Fett che da Mando, ma a questo punto va bene tutto, basta che ci sia.
Tornando alla quintalata di informazioni, sta puntata riesce a scavare dentro qualsiasi cosa citata e raccontata: la Notte delle Mille Lacrime (con uno dei flashback visivamente più interessanti di sempre), la mitologia della Dark Saber, del Mitosauro, delle Acque Viventi e della espiazione dei peccati mandaloriani; una sorta di prologo spiegonato e compresso di tutta la lore mandaloriana, Vizsla compresi.
Ma non solo, oltre tutta sta ciccia da Story Group c’è spazio anche per diverse gag comiche ben riuscite e perfettamente piazzate, che allentano la tensione e che preparano ad uno dei più sentiti atti d’amore legati ad un veicolo che abbiamo mai visto; il Naboo Starfighter N1 custom che Din e la divertentissima Peli Motto restaurano con passione, snocciolando termini tecnici meravigliosamente incomprensibili che Domenic Toretto spostati proprio.
Tutta la scena dell’assemblaggio è per me letteralmente orgasmica e narrata molto bene, senza parlare del test drive che si piazza istant in vetta alle classifiche delle scene migliori della saga omaggiando profondamente La Minaccia Fantasma.
È veramente tutto molto riuscito, nulla da dire, e da quel che si dice non sarà diverso per gli ultimi due capitoli.
Rimane solo da capire se vedremo altre due puntate di Mando o se vedremo le ultime due di Boba.
Dai che siamo già a domenica!
Davide Triglia
La puntata uscita questo mercoledì, la 5°, è oggettivamente una delle migliori che abbiamo visto finora, sia dal punto di vista della regia e sia per quanto riguarda il ritmo che rimane ad alti livelli per tutta la durata dell’episodio. Fin dal primo minuto appare il protagonista della puntata, il nostro amato Mandaloriano, Din Djarin. La puntata serve come transizione per raccontare gli avvenimenti post-seconda stagione de “The Mandalorian”.
Indubbiamente il carisma del mandaloriano spicca in confronto alla figura di Boba Fett, incute molto più timore e soprattutto sembra seguire le orme di un Boba Fett, cacciatore di taglie, più giovane. Uno degli aspetti più particolari è sicuramente la presenza della Dark Saber e di come essa abbia bisogno di un modo specifico per essere maneggiata.
La parte che più ho preferito è il punto in cui viene accennata per qualche minuto la purga di Mandalor. È la prima volta che abbiamo la possibilità di vedere, finalmente, una trasposizione live action di uno degli eventi più belli e più importanti della saga, la notte delle mille lacrime. Infine, come non citare la fantastica apparizione della N-1 starfighter rimodernizzata con lo stile cromato della Razor Crest, mentre il nostro cacciatore di taglie si aggirava per i canyon di naboo sicuramente sarà salito un brivido al richiamo di episodio 1: quando Anakin in quelle medesime strade, molti anni prima, vinse la gara di Sgusci.
Il fan-service di certo non manca, e noi fan non possiamo negare che questa cosa ci piace terribilmente tanto e ci fa gasare come dei bambini. Speriamo che questo rappresenti un punto di svolta per la serie e che si riesca a mantenere questo ritmo anche con il personaggio di Boba che accompagnato dal Mandaloriano assuma un po’ del suo carisma che pare aver perso. Puntata assolutamente promossa a pieni voti sotto ogni aspetto, se questo rappresenta il prologo della terza stagione de “The Mandalorian” non sto più nella pelle dall’attesa. Dateci i Mandaloriani!
Marco Puglia
Colpo di scena!!! The Book of Boba Fett si trasforma in “The Mandalorian” e ci regala un episodio fuori scala. Ebbene sì, non avete letto male, il quinto capito della seria dedicata a Boba Fett, sembra proseguire la storia legata a Din Djarin e si allontana dalle atmosfere troppo pulite e da una narrazione superficiale e svogliata che avevano caratterizzato le prima quattro puntate (con alti e bassi).
Davanti ai nostri occhi stupiti, ma anche esaltati, prosegue il racconto del nostro Mandaloriano che vediamo alle prese con la sua attività di cacciatore di taglie, ma che scopriamo avere come obiettivo il ritrovamento dei compagni persi su Nevarro. Obiettivo raggiunto con l’incontro di Paz Vizla e l’Armaiola (per gli amici “la fabbra”).
L’occasione è ghiotta per raccontarci qualcosa di più sui Mandaloriani e sulla Dark Saber, narrazione che, aiutata dalle immagini, è potente e allo stesso tempo chiara pur nella sua brevità. Scopriamo di più sulla grande purga e sul passaggio di mani della spada oscura, che dona al suo possessore il potere di guidare il popolo di Mandalore. Infine abbiamo la spinta a tornare su Tatooine dovuta alla debolezza mostrata da Din Djarin nell’aver “tradito” il credo quando si è tolto l’elmo.
Risulta evidente una grande attenzione alla scrittura di questo episodio, merito anche delle scenografie, più curate e in linea con le atmosfere di Star Wars e ai dialoghi che miscelano, in modo coerente e gradevole, discorsi più seri a battute più divertenti. Un esempio lampante è la scena in cui viene costruita la nuova astronave del Mandaloriano, una evoluzione del caccia stellare di Naboo di classe N-1. La sua rappresentazione, a mio parere forse leggermente troppo lunga, viene raccontata in maniera perfetta: l’ambiente sporco e pieno di rottami, come è giusto che sia in una officina, ma a suo modo ordinato e coerente; il personaggio di Peli Motto che trasuda simpatia con i suoi aneddoti e le sue battute e quel pizzico di fan service rappresentato non solo dallo stesso caccia N-1, ma anche dal droide BD che riprende quello visto nel videogame Jedi: Fallen Order.
L’unico elemento che ci riporta alle origini della serie è il dialogo finale tra Din Djarin e Fennec Shand che si collega a quanto visto in precedenza. Il Mandaloriano avrà abbastanza muscoli per aiutare Boba Fett? Ma soprattutto, questo breve momento è sufficiente per considerarlo un episodio di The Book of Boba Fett?
Torniamo quindi alla considerazione inziale e alla domanda che a questo punto tutti si stanno facendo: perché questa enorme differenza di qualità tra la prima parte di stagione e questo quinto capitolo? È una precisa strategia (molto strana in effetti) oppure siamo davanti a cambiamenti in corsa? Sembra quasi che durante le riprese della terza stagione di The Mandalorian si sia pensato di raccontare anche la storia di Boba Fett, ma nel dubbio se farne un paio di episodi o una serie a se stante, si sia optato per la seconda opzione, lavorando in economia, riutilizzando set già pronti e allungando il “brodo”. Operazione che, maliziosamente, si potrebbe pensare esclusivamente commerciale.
Voto finale: 9 (ma con un grande punto interrogativo sul progetto)
Marco Menegazzi “Il Memmy”
Sarò banale ma non c’è niente da dire su questa puntata di The Mandalorian (…), c’è la violenza, la storia di Mandalore, Halo, la notte delle mille lacrime, un N1 moddato, la love story tra Peli Motto e un Java, Mando che scappa dalla madama … perfetta, 10/10 MA … Eh sì troppo facile recensire un prodotto di questa fattura, eccellente nel ritmo, nella scrittura, in tutto … ma c’è un MA: la fine di The Book of Boba Fett e del personaggio di Boba Fett.
Com’è possibile che la miglior puntata di una serie, sia l’unica puntata dove il personaggio principale non c’è? Io ovviamente una spiegazione me la sono data e credo di avere anche una buona dose di ragione perché tutto quadra: The Book of Boba Fett è un riempitivo per delle puntate di The Mandalorian 3 che non hanno trovato spazio nella serie, puntate forse scollegate dal tema della prossima serie di avventure del nuovo Golden Boy di casa Star Wars e che quindi rischiavano di essere tagliate. A quel punto che fai le butti? Eh no, con il budget rimasto (poco) e sfruttando probabilmente come suggeriva il buon @ManuelBettuzziTheRealMando, i set di Kenobi, imbastisci quattro puntate probabilmente girate in un pomeriggio e le usi per creare insieme alle 3 rimaste sole solette, una serie ad hoc, con un nome che scuota gli animi dei fan di Star Wars facendo crescere in loro l’hype di rivedere il leggendario Boba Fett.
Per carità ben vengano le quattro puntate rollercoaster di emozioni se poi BDH confeziona una perla rara come questa 05 (fatico a chiamarla 1×05 perché dubito avrà una seconda serie) e ben vengano tutte le storpiature se comunque mostri delle chicche come la fuga dal Sarlacc o un bel documentario sui Tusken, però mi sento leggermente preso in giro. Chiaramente in Disney/StarWars hanno deciso di dare lo scettro di mandaloriano preferito dalla massa a Din Djarin prelevandolo a forza da Boba Fett e la scena iniziale di questa puntata ne è fulgido esempio: Din Djarin che fa a pezzi la sua taglia in chiara contrapposizione con il Boba Fett pacificatore mostrato fin’ora e non propriamente apprezzato dai fan.
La puntata è tranquillamente da 10 e salva alla grande una serie abbastanza deludente ma che comunque ci ha portato nella galassia lontana lontana dove a noi piace tanto stare. E ne mancano altre due … speriamo si rimanga su queste vette.
Rebecca Micol Sergi
Come predetto la scorsa settimana, il re è tornato! E non è un modo di dire, visto che Din Djarin è ancora in possesso della Darksaber, il che lo rende il legittimo reggente di Mandalore.
Una nuova settimana, un nuovo successo per The Book of Boba Fett. Oltre all’avere esaudito il mio personalissimo sogno di vedere Mandalore in live-action dopo 11 anni, la trovo una puntata perfettamente integrata nella concezione narrativa di Star Wars.
Abbiamo tanti libri, fumetti, serie animate che raccontano una pluralità di personaggi nonostante i protagonisti siano altri. Stanno finalmente introducendo questa dinamica narrativa anche per il grande pubblico, e personalmente non ci trovo nulla di strano. Bisognerà abituarsi, per rendere davvero questa saga un universo omogeneo.
Claudio Rossetti
Finalmente è approdata la terza stagione di The Mandalorian su Disney+ e la prima puntata è incredibile… ah no aspetta un momento, è solo la quinta di Boba…
Tralasciando questa breve premessa c’è davvero poco da dire su questa quinta puntata di The Book of Boba Fett se non che è un capolavoro, una puntata che personalmente mi è piaciuta tantissimo! Finalmente ho respirato di nuovo quell’aria e atmosfera total Star Wars che mi mancava davvero.
Mentirei però se vi dicessi che, più volte durante la puntata mi sono chiesto: “Boba dove sei?”
Si, perché se questa puntata funziona forse è proprio perché il protagonista di questa serie non si vede, sembra che abbiano voluto inserire questa puntata nella serie per poterla un po’ risollevare. Ma a che prezzo?
Il protagonista assoluto è il nostro amato Mando, che nel giro di poco è diventato senza dubbio uno dei miei personaggi preferiti della saga, che prova a ritrovare quella via che sembra in realtà aver perduto dopo la separazione con Grogu.
Ho trovato meraviglioso l’ambientazione della prima parte, Glavis è un’ambientazione fantastica, il gioco di alternanza tra giorno e notte mi ha conquistato totalmente. Tutta quella mitologia mandaloriana che The Armorer racconta al Mando durante il loro incontro e la scena dove Mando confessa di essersi tolto l’elmo, sembrano il prologo a quella che sarà la terza stagione di The Mandalorian.
Se dovessi azzardare direi che la suddetta stagione sarà una sorta di viaggio mistico dove Mando dovrà riconquistare la sua fede (o abbandonarla del tutto?) e ritrovare il piccolo Grogu che ricordiamo ha intrapreso la strada dei Jedi insieme a Luke Skywalker.
Il Mando in questa puntata è davvero un personaggio che ti conquista subito dal primo minuto, dove lo vediamo entrate in una specie di mattatoio e poco dopo sarà protagonista insieme alla Dark Saber di una sequenza che mi ha totalmente conquistato.
Mi è piaciuto molto anche tutto il contesto della sopracitata Dark Saber, che ora appartiene al nostro Din Djarin e dovrà imparare a usarla e, da come mi è sembrato di capire, anche a entraci in sintonia.
Come non citare il caccia Stellare N-1, è stato davvero un tuffo al cuore per noi fan della prequel poco da dire.
Davvero questa puntata a mio modesto parere rasenta la perfezione, almeno per i miei canoni. Non si può non parlare della regia perfetta di Bryce Dallas Howard, a cui va dato più che una semplice nota di merito; una regista incredibile, il suo modo di portare sullo schermo Star Wars è qualcosa di avvolgente che già avevamo potuto notare nel terzo episodio della seconda stagione di Mando in cui viene introdotta Bo-Katan. È proprio il caso di dire che buon sangue non mente, spero che in futuro abbia più spazio perché secondo me è quello che è mancato un po’ in questa nuova era di Star Wars: una regista che sappia lavorare alla grande come lei.
In conclusione puntata davvero epica che risolleva questa serie dalla fossa in cui si era cacciata, trovo solo insensato che per risollevarla si sia dovuto lasciar perdere quello che si stava raccontando e oscurare totalmente il protagonista per dare spazio a un personaggio che funziona decisamente di più.
Queste sono le nostre opinione sul primo capitolo. Quali sono le vostre? Fatecelo sapere nei commenti.
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