Ecco la nostra recensione per il sesto capitolo della serie The Book of Boba Fett: From The Desert Comes a Stranger.
The Book of Boba Fett – Chapter 6: From The Desert Comes a Stranger, ecco le recensioni di Empira
Prima delle nostre recensioni vi lasciamo i link per gli ulteriori approfondimenti di questo quarto capitolo di The Book of Boba Fett:
ATTENZIONE! LE RECENSIONI CONTENGONO SPOILER!
Manuel Bettuzzi
Questa è la recensione più difficile che mi sia mai capitata. Non c’è letteralmente niente da dire, siamo difronte a quello che il 99% dei fan di Star Wars nel mondo desidera. In questa puntata c’è letteralmente TUTTO.
Chi segue le nostre live lo sa, io sognavo di vedere alcune cose in Star Wars prima o poi e mercoledì, il buon Filoni, ha deciso di sbattermele in faccia tutte quante in 40 minuti.
In questa puntata è tutto meraviglioso, tutto unico, un sogno ad occhi aperti: vedere Luke Skywalker che diventa Maestro Jedi citando Yoda in tutto e per tutto, con scene che mostrano il suo addestramento de L’Impero Colpisce ancora “al contrario”; Cosa si può desiderare di più? Il tutto unito al fatto che, Lucasfilm e ILM ancora una volta hanno innovato la storia del cinema e delle serie TV, lanciando ufficialmente nel mondo del cinema il Deepfake in tutta la sua potenza.
Ogni secondo di questa puntata non è a caso: ogni dettaglio, ogni movimento, parola o citazione sono una lettera d’amore alla Galassia lontana lontana e al cinema che ha ispirato Star Wars.
Ci basta pensare alle incredibili scene di Cad Bane, che ci riportano al Western creato da Sergio Leone, con una presentazione del personaggio unica e incredibile: pauroso, spietato e meravigliosamente terrificante.
Ho amato alla follia queste ambientazioni e richiami Western che oltre a portare alla mente i grandi classici, rinnovano quella sensazione di vissuto, sabbioso, “sporco” e selvaggio che ha sempre caratterizzato Tatooine. Cobb Vanth e Cad Bane sono l’apice di questa narrazione “Spaghetti Star Western” che con scene ben mirate, musiche ad HOC e costumi impeccabili ti fanno sentire la tensione del duello sotto il sole cocente e la sabbia che ti batte sulla pelle.
Allo stesso modo, abbiamo le ambietnazioni che richiamano i Samurai e il Giappone Feudale. Luke e Ahsoka con i loro abiti, le foreste di Bambù e quant’altro, riescono a portare agli dello spettatore le influenze che portano Lucas a creare questi incredibili Cavalieri.
Come non citare i costumi, il trucco, le musiche, le tecnologie e i design di questa puntata? Il lavoro di prostetica fatto su Cad Ban è incredibile! I Jawas con un Sand- Crawler che trasportano un teschio di Dargo Krayt e il bar di Free Town addobbato con lo scheletro del Drago… incredibile!
Questo è lo Star Wars che ho sempre sognato, lo Star Wars che ci meritiamo e che merita la nomea che si è costruito negli anni. Incredibile cosa ci sta regalando Lucasfilm e Disney con questi prodotti, che, nonostante qualche scivolone, sono decisamente incredibili.
Vorrei poter raccontare di questa puntata al Manuel di 7 anni che guardava Il Ritorno dello Jedi chiedendosi se Luke Skywalker sarebbe mai diventato un Maestro Jedi potente e saggio come Yoda e Obi-Wan e, sulle ginocchia del nonno, guardava Il Buono Il Brutto e Il Cattivo.
Grazie Dave, Grazie John. Avete appena reso felice un bambino di 32 anni.
Voto: ∞
Marco Puglia
Level UP! Quando pensavi di aver raggiunto il livello massimo di epicità, ecco arrivare il sesto episodio ad alzare ulteriormente l’asticella, regalandoti un momento wow dopo l’altro.
Questo nuovo capitolo di The Book of Boba Fett sembra scritto da noi fan e infatti in cabina di regia abbiamo proprio Dave Filoni, un grande conoscitore dell’universo di Star Wars, e un amante dei prodotti di animazione, capace di mettere insieme una moltitudine di vecchi e nuovi personaggi per donarci un’esperienza quasi mistica. Potremmo quasi considerarlo “uno di noi che ce l’ha fatta” (cit.)
In questi 48 minuti troviamo infatti Cob Vanth, Luke Skywalker, Grogu, Ashoka Tano e Cad Bane, con quest’ultimo che si rivela essere il vero villain della serie, un personaggio che trasuda cattiveria e che ci introduce a un finale che potrebbe riservarci grosse sorprese. Il suo arrivo è un piacere per gli occhi, con l’immagine tremolante tipica delle scene western nel deserto e il confronto con Cobb Vanth che ci riporta ai momenti di tensione propri di quelle ambientazioni.
Lo sceriffo è un personaggio incredibile, conosciuto nella serie sul mandaloriano, è il tipico eroe del vecchio West che abbiamo visto più volte nei film di Sergio Leone, con la responsabilità di proteggere la sua città. Mi era mancato e speriamo che ci sia qualcosa di più per lui nei piani di Lucasfilm.
L’episodio è un susseguirsi di emozioni, soprattutto nella parte centrale in cui vediamo Luke Skywalker addestrare Grogu alle vie della forza. Oltre alle citazioni di Yoda, quello che mi ha colpito è la delicatezza con cui cerca di fare ricordare al piccolo il suo passato e i momenti dell’addestramento, fino ad arrivare alle note di binary sunset che, ammetto, mi hanno fatto scendere una lacrima.
Questa scena è anche la consacrazione di una nuova tecnologia applicata ai prodotti visivi. Ancora una volta Lucasfilm innova portando il deep fake (tecnica usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali) ad un livello tale da poter essere usato nelle serie TV e probabilmente anche al cinema in un prossimo futuro. A differenza di quanto visto nell’ultimo episodio di The Mandalorian, quello che vediamo è un Luke assolutamente realistico, quasi perfetto (qualcosa va ancora affinato, ma parliamo di dettagli).
Anche la presenza di Ashoka rende tutto molto poetico, con un inevitabile ricordo del passato quando ha combattuto al fianco di Anakin Skywalker.
Arriviamo quindi alla chiusura dell’episodio che ci porta due consapevolezze: la prima è che non si scherza più, l’attentato nel locale di Garsa (con la sua probabile morte) alza il termometro della tensione e ora sempre definitivamente giunto il momento di affrontare il sindacato dei Pyke, non meritano più nessun rispetto. La seconda è che Grogu dovrà fare una scelta: seguire le vie dei Jedi o ricongiungersi con il mandaloriano? Il piccolo sembra in difficoltà, così come lo è Luke nel momento stesso in cui decide di metterlo davanti a questo bivio. Quale strada deciderà di prendere? E se, in qualche modo, le scegliesse entrambe?
Voto finale: 9,5
Francesca Tulli
Lo sceriffo Cobb Vanth smaschera un traffico illegale di Spezia ad opera del Sindacato dei Pyke, sente che la tempesta che sta per scatenarsi nel centro di Tatooine presto potrebbe raggiungere la remota Mos Pelgo, ora ribattezzata Freetown la sua città Il suo è un ritorno gradito, stiamo vivendo la sua storia dal suo debutto sulle pagine del romanzo Aftermath (2017) alla lotta contro il drago Krayt nella seconda stagione della serie The Mandalorian e (certamente) sentiremo ancora parlare di lui.
Molto distante a bordo del suo scintillante caccia N-1 modificato, Din Djarin mantiene il proposito di fare visita al suo “piccolo amico” per restituirgli il beskar Mandaloriano, suo di diritto e per mettere pace nel suo cuore. Giunto sul pianeta il (fu) Mandaloriano, trova R2-D2 (!) che gli fa strada. Droidi formica si affastellano e costruiscono, una pietra alla volta, quella che sarà una nuova Accademia Jedi. Djarin confuso, cerca delle risposte. Distante l’ampio respiro di una foresta ci presenta un quadro di luci che si riflettono nell’acqua, il “giovane” Padawan Grogu è là, nel bel mezzo del suo addestramento, con lui c’è Luke Skywalker.
Il Maestro apre gli occhi, con lo sguardo severo lo ammonisce per essersi distratto, solleva con la Forza le rane dello stagno sotto lo sguardo curioso dell’allievo che aveva provato a catturarne una. Spaesati, scopriamo che R2 ha condotto Djarin da Ahsoka. La ragazza con fare enigmatico lo mette davanti ad una realtà difficile da comprendere, il forte legame tra i due potrebbe rappresentare un problema: i Jedi non possono avere legami. Si fa ambasciatrice e porta a Luke il fagottino con il regalo per il bambino. Con Grogu, Luke stesso ripercorre (letteralmente) tutti i suoi “piccoli passi” nel vasto mondo egli si ritrova a faccia a faccia con un’apprendista che gli ricorda Yoda, il suo mentore.
Lo esplicita a parole, rammenta le sue sagge considerazioni, mette in pratica i suoi insegnamenti, lo spinge ad usare la Forza, nel farlo gli fa ricordare la sua casa, senza immaginare di scatenare un ricordo doloroso quello del vissuto Ordine 66. Ahsoka, porta consiglio al giovane Skywalker, che si chiede se Grogu sia cosciente del cammino che gli è stato imposto. L’ombra di suo padre, grava su di lui, la stessa quella di Anakin su di lei. Nel palazzo che fu di Jabba, Boba Fett raduna le forze per l’imminente guerra. Fuori dal palazzo i Pyke compiono un attentato.
Lo scontro è inevitabilmente vicino. Dal deserto giunge uno straniero (quello del titolo). Dopo un nuovo incontro con Din Djarin (ritornato a Tatooine) Cobb Vanth vede il vento cambiare. Una figura offuscata dalla luce del deserto, si avvicina a lui anche il suo secondo in carica è pronto al peggio. Passo dopo passo lo riconosciamo, grazie al suo indistinguibile cappellaccio nero, lo spietato cacciatore di taglie Cad Bane, giunge con la “sentenza” di morte.
Ingaggia una sparatoria e ha la meglio, Vanth è ferito a terra, il suo vice, ha meno fortuna . Per il pubblico generalista è una puntata diversa dalle precedenti e assolutamente inaspettata, per un appassionato è un miracolo di industria, luce e magia e qualsiasi sia il trucco, l’unica cosa importante di questa puntata (unica nel suo genere) è averla vissuta con i nostri “veri occhi”.
Francesca Tulli
Voto 5 su 5
Fabio Pupin
Possibile scrivere una recensione dell’ep. 6 di The Book of Boba Fett senza che diventi una lettera d’amore a Filoni e a tutto ciò che rappresenta per Star Wars? Certamente, ma non nel mio caso. Di fronte ad un episodio del genere mi risulta superfluo soffermarmi sulla –troppa? – frammentarietà della narrazione, o tentare di valutare se la regia e la messinscena siano tanto robuste quanto quelle di ep. 5. E un giorno capiremo, forse, cosa è successo a una produzione che sembra aver cucito insieme due serie completamente differenti tra loro. Ma non è importante. In questo momento l’unica cosa necessaria è osannare Filoni, che ci fa vedere la luce.
Filoni in questo episodio brilla di tutto ciò di cui è sempre brillato. Filoni sa. Conosce meglio di chiunque altro i personaggi che ci presenta. Adora gli omaggi cinematografici più di chiunque di noi. È consapevole degli umori della fanbase e sa come redimere Star Wars dai suoi stessi errori. Gli bastano poche pennellate. Cobb Vanth, polvere, western, tensione. Tutte le motivazioni di un personaggio riassunte in un calcio alla maledetta spezia. R2-D2, more human than human, che capisce tutto nonostante sia un barattolo, che cinguetta “lascia fare, tu devi vedere qualcun altro prima”. E che poi si spegne, perché, con l’età e l’eccentricità che avanzano, ha preso l’abitudine. Come una persona. Come un piccolo arco narrativo, marginale quanto volete, ma che c’è.
Luke, che sta imparando ad essere un maestro, che si allena e insegna allo stesso tempo, che vede nel potenziale di Grogu il suo vecchio maestro, e nelle sue paure sé stesso e suo padre. Grogu, attraverso i cui occhi vediamo la tragedia dell’Ordine 66 da un altro, doloroso punto di vista e che dovrà crescere e scegliere chi essere. Ahsoka, splendidamente interpretata fin dalla sua prima apparizione in live-action, con quel sorriso sempre un po’ velato di malinconia, quel suo starsene sempre un po’ in disparte. La vediamo finalmente con Luke e in quei pochi scambi sentiamo il peso dei ricordi di una vita, sappiamo tutto quello che passa per la testa dei due, senza che ci sia nemmeno il bisogno di esplicitarlo. Nel frattempo, senza che quasi ce ne accorgiamo, ci riporta dove ci eravamo dimenticati di essere, nel mezzo di una guerra.
Spetta a lui mostrarci che la faccenda si sta facendo esplosiva. È sua l’ultima pedina. La vediamo arrivare dal deserto. Qualcuno si chiederà chi è, come Vanth. Tutti però capiscono che è una minaccia. Fa paura. Fa davvero paura. Boba sarà costretto a farci vedere se davvero è diventato più forte. Manca un episodio.
Sarà una lunga settimana, perché Filoni regala, rifinisce, apre porte, ci lascia a fantasticare e sembra dirci: “datemi tempo e vedrete che, qualunque cosa succeda, riuscirò a rimettere in piedi Star Wars ogni volta che cadrà”. Non so voi, ma io gli credo.
Marco Menegazzi “Il Memmy”
Inizio direttamente dalla fine: messa da parte la completa mancanza del personaggio che da il nome alla serie, una delle migliori cose mai viste nel mondo Starwars, a mani basse.
Le cose belle si sommano una sull’altra, il personaggio di Cob Vanth che ti fa venir voglia di affidargli la tua primogenita, R2D2, Ashoka, Luke … LUKE, ragazzi questo deepfake di Luke è impressionante, funziona benissimo ed è una gioia del cuore. Durante tutta la puntata mi sono sentito come il Meme di Dicaprio che indica. Menzione d’onore per il triello (che immagino non sarà l’unico della serie) e per l’entrata in scena di Cad Bane, F*ING CAD BANE! La cattiveria che si sprigiona dal suo sguardo, la malvagità in persona. INCREDIBILE.
Il finale poi lascia aperta una possibilità di vedere la scelta di Grogu all’inizio di Mandalorian 3, in modo da lasciarci con il fiato sospeso fino all’inizio della terza stagione (me lo auguro soprattutto perché apre a migliaia di speculazioni che sono la linfa vitale di tutto il periodo tra i vari prodotti su Starwars, anche se quell’alloggiamento sulla N1 è un po’ sospetto).
Insomma in questa puntata funziona tutto, fuorché il nome della serie. A questo punto faccio una riflessione sul finale di stagione: Boba Fett ha definitivamente passato il testimone di mandaloriano preferito a Din Djarin e c’è voluta una serie su di lui per ridimensionare decenni di leggenda di un personaggio che su schermo ha avuto si e no 5 minuti in totale. Ha quindi ancora un senso Boba Fett in questo Star Wars dopo questa serie?
Il suo ciclo narrativo una volta cavalcato il Rancor alla conquista del suo ruolo di Daimyo ha ancora qualcosa da dire? Da una parte dentro di me forse vorrei che non sopravvivesse in quest’ultimo episodio e che la sua eredità fosse presa in parte da Mando e in parte da Cob Vanth, però non credo che Disney avrà il coraggio di privarsi di un personaggio del genere. Vedremo mercoledì ma soprattutto ne discuteremo giovedì sui canali Empira!
Rebecca Micol Sergi
Star Wars non è un franchise come tutti gli altri. Non per arroganza o superbia, ma perché una storia così plurale e dispiegata su più media non può e non deve essere trattata superficialmente.
Con buona pace dei detrattori o di chi per giuste ragioni non riesce a seguire ogni minimo aspetto. Ma trattando una storia a ribasso, per allinearsi al pubblico generalista, si rischia di perdere lo zoccolo più duro di fan; Dave Filoni lo sa, e fortunatamente lui è uno di noi che ce l’ha fatta, e ha il potere di rappresentarci.
Ahsoka e gli Skywalker ottengono il loro lieto fine, si gettano le basi del futuro fallimento di Luke Skywalker, Maestro Jedi e un nuovo personaggio fa finalmente il suo ingresso in live-action. Cosa potremmo chiedere di più?
Ancora una volta Star Wars si pone come una Galassia costellata di pluralità dove il focus su un personaggio specifico non esclude il concentrarsi su un contesto e su personaggi complessi che non possiamo permetterci di introdurre ripescandoli out of the blue. The Book of Boba Fett è la dimostrazione ancora una volta che il fandom c’è ed è più forte che mai. Grazie Dave, grazie Star Wars.
Fabio De Bortoli
Assieme al precedente, l’episodio migliore della serie se non addirittura superiore e una delle cose più belle di Star Wars viste negli ultimi anni. Dave Filoni, regista della puntata, dimostra ancora una volta la sua conoscenza approfondita della mitologia starwarsiana e soprattutto il suo amore immenso per questa saga dopo aver appreso il più possibile dal maestro George Lucas.
L’episodio scorre velocemente e quando finisce ne vorresti vedere ancora, centrando appieno l’obiettivo principe di qualsiasi puntata di una serie tv: tenere lo spettatore incollato allo schermo e dargli gli stimoli e la curiosità per andare avanti. Cosa che questa puntata e la precedente hanno fatto alla grande a differenze delle prime 4. La sceneggiatura scritta a 4 mani da Jon Favreau e Filoni stesso si rivela semplicemente ottima ed efficace, dimostrando ancora una volta come questa coppia di creativi abbia trovato la squadra giusta per raccontare la saga di Star Wars nel panorama odierno.
Una puntata fatta di grandi, anzi grandissimi, ritorni tutti gestiti in maniera perfetta e con il giusto tono, inserendo numerose citazioni alla trilogia originale e a The Clone Wars.
La resa su schermo del personaggio di Luke è l’emblema dei passi da gigante che la ILM sta compiendo nel campo del deep fake applicato al cinema, tecnologia non ancora sdoganata del tutto ma he in futuro diventerà uno dei tasselli principali delle grandi produzioni. Ancora una volta, la ILM dimostra la sua capacità di rinnovarsi e di innovare il comparto tecnico, aprendo la strada ad una nuova tecnologia che regalerà opportunità immense ai creativi cinematografici e seriali. Vedere un giovane Luke che comincia a creare la sua nuova scuola Jedi e addestra un Padawan è un sogno che si avvera, e sia le citazioni inserite sia il tema della Forza all’interno della puntata rendono l’intera sequenza sul pianeta boscoso molto emozionante.
Non solo Jedi, ma anche pistoleri e cacciatori di taglie: in questa puntata assistiamo anche al ritorno di Cobb Vanth, che con pochi minuti di screen-time spacca letteralmente lo schermo e ci viene presentato ancora di più come il classico sceriffo dei film western, con tanto di inquadrature, omaggi e un forte citazionismo al grande cinema di Sergio Leone. E a proposito, in questa puntata vediamo per la prima volta Cad Bane in live-action (ispirato al personaggio de Il Cattivo), a mio parere uno dei personaggi di Filoni dal character design più affascinante. In questa puntata gli viene conferito un aspetto ancora più mostruoso che però non rompe la sospensione dell’incredulità dello spettatore e risulta credibile grazie anche al look un po’ meno cartoonesco. La citazione finale al triello de Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo è una gioia per gli occhi ed emozionerà tutti gli amanti del genere western.
La posta in palio è altissima, le varie pedine sullo scacchiere hanno fatto le loro mosse, e si preannuncia un finale di stagione carico di tensione e azione, sperando che l’ultima puntata rimanga sugli altissimi livelli delle ultime due a cui abbiamo assistito
Claudio Rossetti
…
La mia recensione del sesto episodio di The book of Boba Fett potrebbe finire cosi, con tre puntini, perché questa puntata mi ha lasciato letteralmente senza parole.
Un unico pensiero fisso mi attraversava durante la visione: finalmente le vere Guerre Stellari.
Incredibile davvero, i personaggi, le ambientazioni e le dinamiche tutto perfetto.
Finalmente una rappresentazione di Luke Skywalker come maestro che mancava e di cui
ne avevamo bisogno, totalmente differente dalla versione insicura e frustrata degli Ultimi Jedi.
Sicuro di se ma allo stesso tempo dilettante nel trovarsi nel ruolo del maestro Jedi. Ho davvero apprezzato moltissimo come anche gli insegnamenti del Maestro Yoda siano cosi prorompenti nella sua figura ed era un po’ quello che mi aspettavo da Luke dopo Il Ritorno dello Jedi.
Tutta la parte dell’addestramente di Grogu insieme al maestro Skywalker è una bellissima lettera d’amore non solo ai fan, ma alla saga stessa e la cosa bella è che viene percepita in maniera prepotente dallo spettatore, l’amore di Dave Filoni per Star Wars è davvero immenso e si tocca con mano.
E perché non parlare anche del Mando? La sua frustrazione dovuta alla separazione con Grogu si percepisce anche da dietro l’elmo mandaloriano che porta, è una cosa davvero incredibile come siano riusciti a trasmettermi queste emozioni senza nemmeno mostrare la faccia dell’attore.
Rivedere poi Rosario Dawson riprendere i panni di Ahsoka Tano è stata una sorpresa tanto gradita quanto inaspettata.
Ma torniamo su Tatooine, dove Din Djarin decide di rispondere alla chiamata di Boba per prepararsi alla guerra, una sequenza pazzesca quella in cui vediamo i due riunirsi senza manco salutarsi giusto per far capire che non si scherza con questi ragazzaci.
Di fronte all’ormai inevitabile guerra che incombe il Mando si reca a Mos Pelgo per chiedere aiuto al suo vecchio amico Cobb Vanth, anche qui siamo di fronte a dialoghi pazzeschi ma la vera chicca arriva quando il Mando torna al palazzo di Boba e Vanth si prepara a parlare con i suoi cittadini.
Ecco arrivare dal bel mezzo del deserto il tanto atteso Cad Bane. Mamma mia ragazzi che entrata epica!!!
Si piazza davanti allo sceriffo Vanth e da qui in poi un crescendo di ansia fa da padrone, un vero e proprio duello stile vecchio western, davvero pazzesco e suggestivo.
Per non parlare della presenza scenica di Bane, la sua rappresentazione in Live Action è a dir poco magnifica, paurosa e terrificante.
Dovessi cercare di trarre delle conclusioni da questi due ultimi episodi di Boba direi che l’unica cosa che non funziona è che non c’è il protagonista della serie che, forse, è lo stesso motivo per cui questi episodi funzionano.
La Lucasfilm con questo episodio si è davvero superata, credo che con le due stagioni di Mando e questi episodi di The Book of Boba Fett abbino dimostrato che si può fare qualcosa di nuovo con un franchise come Star Wars che risale al 1977 e che si può fare fatto bene rispettando il passato e abbracciando il futuro, sembra davvero che abbino ritrovato una via che sembrava perduta.
Ora vi prego datemi altri milioni di episodi come questo, ne abbiamo bisogno!
Davide Triglia
Ma quanto è bello Star Wars? Trovare le giuste parole per descrivere ciò che abbiamo visto questa settimana è stato davvero difficile.
Ogni singolo aspetto: dai personaggi, all’ambientazioni, alle musiche è tutto magico e quasi poetico. Andando in ordine: questa settimana è uscita la penultima puntata de “The Book of Boba Fett” scritta e diretta da Dave Filoni, il quale aveva una grossa responsabilità alle spalle: tener testa alla scorsa puntata che ha fatto decisamente impazzire i fan nel vedere il ritorno del nostro amato Mandaloriano. Ci è riuscito? Certamente. È riuscito a fare di meglio? Non ci sembra ancora vero, ma assolutamente sì! La puntata si apre subito con l’apparizione di Cobb Vanth, amato sceriffo di Mos Spelgo che abbiamo già incontrato in “The Mandalorian”, subito capiamo come questo personaggio rappresenti fino in fondo la giustizia e la difesa dei giusti. I colpi di scena non tardano ad arrivare con Mando che giunge sul pianeta dove Luke Skywalker sta addestrando Grogu a seguire le vie della forza.
L’emozione che riesce a trasmetterci la presenza di questi personaggi è incredibile un senso di nostalgia e di innovazione allo stesso tempo. La presenza di Luke e “dell’amica di famiglia” Ahsoka ci fa tornare indietro di tanti anni e vederli insieme ci fa sperare ancora una volta che la nostra amata Togruta (razza di Ahsoka) abbia ritrovato la fiducia in un membro della famiglia degli Skywalker. Da non sottovalutare la breve ma importantissima presenza di R2-D2 l’elemento che racchiude un’po’ tutta la memoria di ciò che è guerre stellari e il legame che possiede con ogni personaggio principale della saga. Tornando un attimo alla trama, su questo pianeta possiamo notare, come ci viene anche detto in maniera esplicita che Luke, ha già iniziato a costruire la scuola dove poi verrà addestrato il nuovo signore dei Sith, Ben Solo. Il modo di insegnare di Luke si rifà molto all’etica seguita nella trilogia prequel secondo la quale un Jedi non può possedere dei legami affettivi poiché quest’ultimi potrebbero distrarlo dalla via. Anche se ciò viene smentito dallo stesso Luke in persona durante il suo esilio su Ahch-A dove brucia, l’albero sacro contenente gli scritti antichi dei Jedi.
Dunque, speriamo di vedere in un futuro come Luke si evolverà come Maestro. Per ultimo ma non meno importante, l’arrivo spietato e cattivo di Cad Bane, personaggio presente nella serie animata “The Clone Wars” e che finalmente vediamo trasportato in un prodotto live action. Solo il suo sguardo e la sua flemma incutono un senso di paura che abbiamo trovato in pochissimi personaggi di Star Wars; Per il momento sappiamo solo che ha fornito a Cobb Vanth un ultimatum: farsi da parte in questo conflitto tra i Pyke e Boba Fett oppure la morte certa…Sappiamo tutti che il senso di giustizia del nostro sceriffo non tarderà a mancare e nella prossima puntata lo vedremo di certo al fianco di Mando e di Boba pronti a rispondere all’offensiva. Per concludere ci viene mostrato come Luke ormai consideri Grogu abbastanza responsabile per metterlo davanti a una scelta, seguire la via della forza e abbandonare il suo legame con il mandaloriano, oppure terminare l’addestramento Jedi e tornare da Din Djarin. Questo bivio gli viene posto come scelta tra la spada laser di Yoda oppure una piccola cotta in berskar donata dal Mandaloriano proprio per il suo “piccolo”.
Noi non vediamo l’ora di scoprire cosà accadrà nel finale di stagione, ormai ogni puntata ci fa emozionare sempre di più, mentre in quella precedente si respirava aria “mandaloriana” adesso abbiamo sentito l’essenza della trilogia originale in tutta la sua BELLEZZA. Il parallelismo tra Luke e Grogu che si addestrano come Yoda aveva fatto con Luke più giovane fa venire i brividi, così come l’uso delle colonne sonore; ci richiama l’immagine di Luke in un fermo immagine dove osserva i due soli di Tatooine, se questa non è poesia non so cos’altro può rappresentare…Queste sono le vere Guerre Stellari!
Roby Rani
Se con il capitolo 5 abbiamo assistito ad un cambio di rotta notevole, con un importante numero di informazioni importanti per la cultura Mando, in questo 6º capitolo invece, Lucasfilm punta sempre sulla quantità, ma dei diversi personaggi presentati in questo capitolo, e che personaggi!
In soli 47 minuti di puntata, Filoni, Favreau e Rodriguez riescono ad unire sotto lo stesso tetto, con eleganza, classe ed emozione, 45 anni di “vere Guerre Stellari”.
Dal romanzo Aftermath a L’Impero Colpisce Ancora passando per Rebels e La Vendetta dei Sith. Si continua con The Mandalorian fino ad arrivare a Gli Ultimi Jedi per poi concludere al meglio con “l’arrivo” di The Clone Wars, o The Bad Batch, in versione smaccatamente spaghetti western.
La 1×06 entrerà nella storia per la quantità elevatissima di momenti da salto dalla sedia, senza alcun dubbio. In tutto questo idillio starwarsiano però c’è la solita domanda che ci stiamo ponendo tutti dalla settimana scorsa: perché? Perché si chiama The Book fo Boba Fett se il tutto comincia a funzionare improvvisamente quando la serie cambia identità e diventa The Mandalorian, perché? Vabbè, speriamo di unire tutti i puntini con il 7º e conclusivo capitolo in arrivo questa settimana.
I punti di forza della puntata sono tantissimi, a partire dal ritorno di Cobb Vanth, amatissimo e cazzutissimo sceriffo di Mos Pelgo. Rivedere un giovane Luke Skywalker, mostruosamente realistico e credibile (non sempre perfetto eh, ma il lavoro con il deep fake realizzato per ringiovanire Mark Hamill è comunque impressionante e le imprecisioni si perdono se confrontate con quello che funziona) e un tuffo al cuore e vederlo mentre addestra un buffissimo Grogu accompagnato da un insieme di ricordi e citazioni del suo addestramento passato con Yoda è la goccia che fa traboccare le lacrime agli occhi… Maledetta nostalgia.
Per concludere, la scena dell’arrivo di Cad Bane in carne, ossa e lattice schiumato. Leggermente diverso dalla versione animata ma incredibilmente più sinistro e spaventoso ci regala uno dei momenti più belli ed emozionanti della serie: quando si cita Sergio Leone a quel modo non si può restare indifferenti, ci si alza e si applaude fragorosamente.
Queste sono le nostre opinione sul primo capitolo. Quali sono le vostre? Fatecelo sapere nei commenti.
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