Ecco la nostra recensione per il tredicesimo capitolo della serie The Mandalorian, The Jedi.
The Mandalorian 2 Chapter 13: The Jedi, ecco la recensione dei redattori Empira
ATTENZIONE! LE RECENSIONI CONTENGONO SPOILER!

Manuel Bettuzzi
Non so veramente da dove partire per fare una recensione sensata di questo capolavoro che è il tredicesimo episodio di The Mandalorian.
Parto dalla “pancia”, da quella cosa che saltare il fan sul divano, lo fa commuovere, lo fa ridere e gli fa capire che quello che sta guardando è molto, molto di più un semplice film. Ecco quella cosa li, non è ovunque, anche nelle puntate migliori di questa serie non era sempre li. Non sto parlando di esaltazione, di passione, di attenzione ai dettagli… sto parlando di quella cosa in più che ti fa totalmente perdere il senno, ti fa venire voglia di urlare e di abbracciare chiunque tu abbia vicino. Ecco, quella roba li è quella che ha permesso questo episodio di entrare tra i giganti di questa saga. Dave Filoni ci regala un piccolo sogno di 40 minuti. CI fa ridere, ci fa piangere, ci fa sognare, risponde alle nostre domande e soprattutto ci accontenta al 300%. Posso serenamente dire che era dal 1999 che non ero così appagato da qualcosa col marchio Star Wars. Lo so che per ognuno di noi è soggettivo, ma se mi avessero chiesto cosa volevo per arrivare al 100% della MIA soddisfazione avrei risposto questo.
Giappone feudale, western, mandaloriani, Jedi, Alieni, spiegazioni sulla Forza, citazioni, rimandi al passato, atmosfere uniche, musiche indimenticabili, duelli e acrobazie con spade laser da paura… insomma veramente ragazzi, qui siamo arrivati in paradiso. Si è visto tutto l’amore di Filoni per questa saga, per Ahsoka, per le idee di zio George e soprattutto l’amore che prova per noi fan.
Voglio spendere qualche parola anche sul lato tecnico che ho trovato incredibile. Tempi di narrazione dilatati a dovere per dare tutto il tempo ai personaggi di spiegarsi e allo spettatore di godersi tutto, fotografia da PAURA, colori acidi che rendono tutto ancora più in atmosfera, regia semplice e di impatto. Insomma un piccolo capolavoro. Si parlerà per anni di questa serie, ma credo che questo Episodio 5, vuoi per caso vuoi per volere, diventerà un piccolo gioiello di questa saga. Grazie Dave, grazie per averci ridato Star Wars.
Roby Rani
Continuo a sostenere che se una serie continua a stupire a questi livelli un appassionato di Star Wars come il sottoscritto significa che non sta sbagliando niente, quanto meno su quel fronte ma voglio vedere la faccia di mia moglie dopo questa puntata, perché sono sicuro come la morte che anche lei, estranea a tutto quello che c’è dietro sto mondo finirà con una voglia smodata di vederne ancora.
Asticella altissima ma niente, ancora una volta superata.
3 bombe atomiche esplose in 47 minuti di puntata (e sono sempre pochi)! Atmosfere incredibili e nuove che ci portano in un cinema fondamentale per la nascita della saga, ma lo fanno così approfonditamente da lasciarti anche lì a bocca totalmente spalancata.
Da questo capitolo cambia tutto! E quando dico tutto intendo tutto!!
Se vi sembrava “aperto” prima adesso non saprei come definirlo… INCREDIBILE.
Sta prendendo la sua strada in maniera talmente evidente da far sembrare i 12 capitoli precedenti un grande e bellissimo prologo.
Fotografia, musica, ritmo, citazioni, connessioni, rispetto, amore e aggiungete tutto quello che volete perché qui c’è.
Certo! Ci sono alcune cose che mi hanno convinto meno. Un personaggio un po’ buttato lì che speravo brillasse di più e qualche altra quisquilia decisamente irrisoria al confronto di questo abbraccio potentissimo che, ANCORA UNA VOLTA, Santissimo Filoni e vostra Eminenza Jon Favreau ci hanno regalato.
Stanno prendendo fiducia e se questa serie è un test, aspettatevi Spin Off dedicati anche alle grondaie di Nevarro.

Rebecca Micol Sergi
Siamo finalmente arrivati al giro di boa di questa stagione. Senza troppi convenevoli, sin dai primi secondi della puntata ci viene presentata finalmente, in live-action dopo dodici anni, Ahsoka Tano, l’ex-padawan di Anakin Skywalker che lei stessa ricorda con la voce rotta dall’emozione.
In questa puntata, molto più che in altre, è molto apprezzabile la dote attoriale di Pedro Pascal, che dietro l’elmo riesce a far trasparire lo stupore di conoscere le origini del Bambino – Grogu! – e l’emozione nel doversene probabilmente separare.
Un grande riscatto anche per Grogu, che fino a questo momento abbiamo immaginato come un bambino che segue l’istinto e non consapevole di ciò che accade intorno a lui. Invece, è perfettamente cosciente dei suoi primi anni di vita, lo smarrimento e il terrore provati nel sentirsi abbandonati e in mano al nemico, e la scelta volontaria di nascondere i propri poteri per paura di essere scovati.
Tantissimi i riferimenti non soltanto al passato di Star Wars – la Forza è ciò che dà ai Jedi la possanza – ma anche alle origini stesse del franchise, ai film di Akira Kurosawa, da cui Sergio Leone stesso prese ispirazione per i suoi spaghetti western – anch’essi citati in un circolo continuo. Menzione d’onore anche ai brani, che hanno pienamente trovato la propria dimensione all’interno di questa nuova realtà starwarsiana, integrando brani precedenti (come quelli di Yoda e Ahsoka) ai nuovi temi e adattandosi al taglio samurai della puntata.
Col finale, inoltre, sembriamo collegarci sempre di più ad altri personaggi delle serie animate. Finalmente Star Wars è riuscita a cogliere appieno lo spirito di continuità proposto dai cugini di casa Marvel.
Daniele Mazzoli
Fino a Venerdì mattina alle 8.59 potevo tranquillamente affermare di non aver mai visto visto qualcosa di più bello de L’Impero Colpisce Ancora.
Dalle 9.10 minuti il mio mondo è cambiato. Ho dubitato. Mandalorian mi ha fatto tornare con le sensazioni alla fine degli anni 70-inizio anni 80 quando Star Wars sconvolse il mondo del cinema.
Mandalorian, secondo me, sta facendo lo stesso.
Chi sta scrivendo e dirigendo gli episodi e l’ultimo in particolare, ha preso tutto quello che di bello c’è stato in Star Wars, l’ha spolverato, l’ha rinnovato e l’ha mashuppato con tutto quello che di bello c’è stato nel cinema e sta creando un prodotto che rasenta la perfezione Starwarsiana.
Citazioni, immagini, musiche, atmosfere…tutto perfettamente incastrato, integrato, sensato.
Nulla sembra lasciato al caso e tutto questo fa godere tantissimo.
Io dopo l’ultimo episodio non so davvero più cosa aspettarmi però so cosa voglio: che continuino così, che lascino lavorare quelli che “vivono” e si nutrono di Star Wars.
Con la loro passione sono riusciti a tirarmi completamente dentro come avevano fatto 40 anni fa quando Dart Fener (ci sono cresciuto con questo nome) entrò nella Tantiv IV in mezzo al fumo.
Difficile esprimere a parole quello che ho provato in questi ultimi 45 minuti e rotti, sono ancora senza parole perchè è difficile metabolizzare qualcosa che pensavi fosse andato completamente perso e invece, con il lavoro che stanno facendo, hanno acceso una “NEW HOPE”!
Ecco, secondo me il buon Filoni ci ha pensato bene quando ha pensato a questo episodio.
Lui sapeva che avrebbe dato una NUOVA SPERANZA a tutti noi “boomer di Star Wars” e io ci sto credendo.
This is the way

Alessandra Bosello
Ed eccoci arrivati a Capitolo 13, un episodio che abbiamo aspettato come il Natale perché finalmente uno dei personaggi più belli di Star Wars è stato trasposto in live action. Ammetto di aver avuto grandi aspettative per l’apparizione di Ahsoka Tano in The Mandalorian, ma una parte di me ha temuto anche di rimanere delusa. Dave Filoni, però, ci ha regalato un episodio di qualità ed è riuscito a colpire anche chi non ha ancora visto le serie animate. Merita sicuramente di essere apprezzato per questo.
Prima di iniziare a parlare della trama in generale, ci tengo a dire che ho amato l’ambientazione un po’ fantasy, medievale e con un pizzico di oriente che rende il tutto ancora più affascinante. Quanto è stato bello lo scontro tra Ahsoka e Morgan Elsbeth nel giardino? Le spade laser bianche che baciano la lancia in beskar, sono bastate a darmi una scarica di emozione unica.
Ma parliamo della vera protagonista dell’episodio: Rosario Dawson è stata perfetta nei panni di Ahsoka. Ho gradito tantissimo il modo in cui hanno curato il suo aspetto fisico, anche se, sulle prime, i lekku troppo corti mi hanno fatto storcere un po’ il naso. Dato che, però, questa è probabilmente una scelta dovuta alla comodità dell’attrice, posso passare sopra a questo dettaglio. Mi ha messo un’enorme tristezza vedere Ahsoka che si rifiuta di addestrare il Bambino perché ha percepito in lui troppa paura e un attaccamento a Din Djarin che potrebbero portarlo alla rabbia. Quando dice di aver visto gli effetti di queste emozioni sul Jedi migliore tra loro, mi sono messa persino a piangere. Ahsoka è ancora scottata dal fatto che il suo Maestro si sia trasformato in Darth Vader.
La rivelazione più grande, però, è stata quella sull’origine del Bambino, di cui veniamo a conoscenza anche del nome: Grogu. Attraverso i pensieri di quest’ultimo, infatti, Ahsoka scopre che il piccolo è cresciuto nel Tempio Jedi di Coruscant e che qualcuno lo ha nascosto. Chi potrebbe essere stato? Io ho qualche teoria, ma staremo a vedere!
È stato tuttavia scoprire chi sta cercando Ahsoka su Corvus a mettermi il batticuore come non mai. ‘Dov’è il tuo padrone? Dov’è il Grand’Ammiraglio Thrawn?’ Sono queste le parole che rivolge a Elsbeth alla fine dello scontro. Che sia un preludio di una futura apparizione in live action del chiss che abbiamo amato nei romanzi di Timothy Zahn e in Rebels? Non ho altro da aggiungere, se non che sono troppo curiosa di vedere come si svilupperà il tutto!
Gianluca Checcarini
Giappone feudale, Akira Kurosawa, Ahsoka Tano, samurai, La Jedi, Dave Filoni, Ahsoka Tano, duelli con katana, Yojimbo, Ahsoka Tano, Ahsoka Tano, Ahsoka Tano. Personalmente potrei fermarmi qua nella recensione di questo Capitolo 13 – La Jedi – che ha colpito alla perfezione tutte le note che doveva toccare, almeno per me e per i miei gusti cinematografici e non.
Dave Filoni alla regia e alla scrittura (unico episodio non scritto da Favreau) di questa puntata in cui riversa tutto il suo modo di fare Star Wars e il suo amore per Ahsoka Tano, il suo personaggio, la sua creazione. Il nostro Filoni ha l’importantissima responsabilità di far finalmente incontrare Mando con la tanto agognata Jedi per consegnargli il Bambino.
Rivelazione delle rivelazioni veniamo finalmente a sapere la backstory del piccolo, per certi versi scontata ma che in realtà era passata inosservata fino ad ora. Lui era un padawan del tempio di Coruscant e venne nascosto durante l’Ordine 66. Ha mantenuto sopiti i suoi poteri nella Forza in questi anni per nascondersi e il suo nome, che finalmente ci viene reso noto, è Grogu!
In questa puntata, come detto, la tanto amata Togruta colpisce al cuore ogni fan con una lezione sulla Forza degna di Kenobi e Yoda e cita i grandi Jedi del passato, non per ultimo il suo maestro. L’affetto tra Mando e Grogu spinge l’ex Jedi (lei stessa indirettamente conferma di non essere tale nonostante venga chiamata così a più riprese) a non prendere con se il piccolo ma dando nuove indicazioni a Din. Questa scelta, off universe, è dovuta anche ad Ahsoka stessa, davvero troppo potente per poterla mettere fissa in scena insieme a Mando. Visto i risvolti di trama, ma anche il cast, sono certo che la rivedremo in prodotti dedicati.
La regia della puntata è ottima, non si perde in tempi morti e il ritmo scorre davvero veloce. Fotografia eccelsa che fa occhiolino a Kurosawa e ai film sui samurai che sono stati di ispirazione per lo stesso Lucas nel lontano 1977.
Ogni singolo, unico, minuscolo dettaglio scenografico non è li a caso ma è curato in maniera maniacale. Le musiche stesse sono sublimi, mix perfetto tra quanto sentito finora e i meravigliosi temi storici della Saga.
Ci restano 3 episodi in cui speriamo di vedere Din portare a termine il viaggio assegnatogli da Ahsoka, andare in un vecchissimo tempio Jedi e risvegliare i poteri del piccolo Grogu e, perché no, vedere apparire qualche Jedi tra i pochi rimasti vivi nella Galassia come sottolineato da Ahsoka stessa.
Ancora una volta The Mandalorian ci fa capire che per lavorare in un prodotto cross-generazionale e di così forte impatto nei fans come è Star Wars non basta un curriculum di peso nel settore ma, su tutto, ciò che conta è la conoscenza, l’interesse e l’essere fan di un universo vasto come quello delle Guerre Stellari.

Francesca Tulli
C’era una volta, una palude fumosa e al centro della scena un piccolo esserino verde. C’era una volta un villaggio stretto nella mano feroce di un magistrato e un cow boy venuto da lontano con un’altra missione destinato a liberare gli innocenti. C’erano una volta due spadaccine in un giardino Zen pronte a tutto. Non stiamo parlando di “Ecco il film dei Muppet” non stiamo parlando di un Sergio Leone e neanche di un classico giapponese di Kurosawa o di una cappa e spada cinese di Zhang Yimou (qualcuno ha detto anche “Kill Bill” e “Aliens”) stiamo parlando di Guerre Stellari 2.0 che nel suo D.N.A. ha tutto questo ed è alimentato da fuochi passati e dalla sua creazione, futuri. The Mandalorian Capitolo 13: “La Jedi”. Un colpo di scena così aspettato e naturale da sembrare quasi già visto apre una puntata spiazzante. Ahsoka Tano è “sempre” stata lì. Alle porte di un villaggio cinese, con dei bastioni disegnati da McQuarrie (che sono indirettamente in Rebels e The Force Awakens) ma portano la magia della battaglia al “Fosso di Helm” di tolkeniana memoria, sempre stata lì eppure mai vista in carne ed ossa (chapeau Rosario Dawson). Giunto su Corvus il Mandaloriano trova finalmente lo stregone donna a cui affidare suo figlio adottivo (ora ha anche un nome!) per farlo addestrare nelle vie della Forza. Ma “la principessa Mononoke” non vuole saperne. I due fanno team up per un bene superiore due nemici naturali, sotto lo stesso cielo. Ludwig Goransson fonde il tema di Yoda alle parole del vecchio Ben Kenobi, tramandate dalla protagonista assoluta di questo capitolo che le ripete come se fossero sue. Lucas sul set dell’episodio ha probabilmente fatto lo stesso con il suo erede e regista di questo particolare episodio Dave Filoni. Quando arriviamo sul finale di questo magnifico omaggio a Star Wars, forse lento per chi è abituato al “Trono di Spade” troppo veloce per chi non ne ha mai abbastanza, c’è ancora una carta da giocare. Calato l’asso quando ormai la partita sembra finita sentiamo Ahsoka pronunciare un nome: “Grand’Ammiraglio Thrawn” ed è là che chi come me, ama i romanzi vecchi e nuovi e ha sempre sognato che lo Sherlock Holmes di una “Galassia lontana lontana” potesse comparire in un live action ha esultato senza dignità. Semplicemente magnifico.
Alessandro Pagani
Diciamocelo, aspettavamo questa puntata da molto tempo.
Non so voi, ma io personalmente sono rimasto sorpreso per molte ragioni, prima di tutto ero convinto che l’apparizione di Ahsoka Tano sarebbe avvenuta alla fine della puntata con relativo cliffhanger e invece no! Dopo pochi secondi di puntata abbiamo potuto ammirare le sue spade laser Bianche accendersi. in secondo luogo l’interpretazione di Rosario Dawson, assolutamente perfetta, la resa visiva di Ahsoka in Live Action è sublime. (Ma Rosario non invecchia mai?! Sono passati 15 anni da Sin City eh) Infine le rivelazioni sul passato di… Grogu! Nessun nome sarebbe mai stato più calzante, non trovate?
Se dobbiamo trovare un difetto a questa puntata, anche se assolutamente comprensibile, è il fatto che la resa visiva di un Jedi che combatte, si differenzia tra serie tv e grande schermo. Lo stile registico, le riprese e la fotografia sono studiate per riuscire a compensare il non utilizzo di CGI. Questo non rende la scena meno emozionante.
A metà episodio veniamo a sapere qual’è la vera missione di Ahsoka, la ricerca di Thrawn! Quello che non sappiamo è se ciò avverrà all’interno di questa serie tv o nella prevista serie tv sequel di Rebels (molto più probabile).
Ora sappiamo solo che il Mandaloriano dovrà trovare un modo perché Grogu attiri a se un Jedi e questa sarà probabilmente l’ultima grossa sorpresa che avremo in questa stagione; chi sarà il Jedi che risponderà al richiamo della forza? Avremo un gran bel fan service che ci piace tanto?

Gabriel Gheb Valenti
Sono passati 3 giorni da quando ho visto la puntata, ed ancora oggi, alla 5^ visione dell’episodio 13 di The Mandalorian, posso ammettere di esser sotto CHOC per quello che abbiamo visto.
Il Nome del Bambino, L’apprendista che ritorna ed il Grand’Ammiraglio che, come per la jedi 2 puntata fa, il solo nome ha fatto esplodere il fandom. Ma andiamo con ordine.
Grazie ad Ahsoka scopriamo il vero nome del bambino, Grogu, personalmente non mi fa impazzire soprattutto se teniamo conto che gli altri due esponenti della sua razza che si chiamano Yoda e Yaddle, questo nome mi sembra troppo alla Groot, fatto per attirare pubblico. MI piace tantissimo invece la sua storia che apre 1001 porte di come si sia salvato dall’ordine 66 e mi aspetto nel futuro, magari tra una stagione 2 e 3 un qualche fumetto speciale o chissà il famoso seguito di Jedi Fallen Order potrebbe trattare di questo…
Veniamo quindi a Rosario, a mio avviso lei non ha impersonato Ahsoka Tano per la prima volta in live action, lei È Ahsoka Tano. Le sue movenze, il suo aspetto, le sue espressioni anche quando combatte sono perfette, si vede la cura nel dettaglio dell’attrice e di Filoni che deve averla guidata passo passo in questa rappresentazione definitiva della sua creazione.
Alla fine dell’episodio, dopo un maestoso duello a suon di spade laser e beskar, sentiamo il nome di Thrawn che a quanto pare è tornato dopo la sua scomparsa, il che mi porta a sognare di vedere o sentire Ezra ancora in futuro. Ed inoltre indica che Ahsoka sta ancora cercando il suo giovane amico jedi, e che possa essere questa la trama della sua tanto rumoreggiata serie tv?
Potremmo poi lamentarci del fatto che non hanno rappresentato alla perfezione le corna di Ahsoka, potrei soffermarmi su come Ahsoka si dimostra la miglior Jedi di tutti i gran maestri come Obi Wan, Yoda o lo stesso Luke,; oppure potremmo discutere su come lei si sia rifiutata di addestrare il piccolo ed abbia fatto scaricabarile con qualcun altro. Potrei fare tutte queste cose.
Ma non lo farò.
Abbiamo visto una puntata che da sola conteneva più accensioni di spade laser di tutta la trilogia sequel, e che ha la funzione di essere un trampolino usato da Disney per iniziare ad organizzare il futuro di Star Wars e della sua crossmedialità serie tv-film-libri e fumetti, e tutto questo mi gasa tantissimo!!!
Pazienza amici miei, dobbiamo imparare la pazienza…
Marco Puglia
Incredibile, è davvero incredibile come riescano ad alzare l’asticella della qualità e della bellezza di episodio in episodio. Ogni volta pensiamo di aver raggiunto il livello massimo e invece puntualmente gli autori ci stupiscono con qualcosa di inaspettatamente emozionante.
Qualcuno aveva immaginato e ipotizzato che il capitolo 13 sarebbe stato qualcosa di fuori dal comune, in parte per l’annunciata presenza di Ahsoka Tano e in parte per la direzione affidata a Dave Filoni e tutte le aspettative sono state ampiamente soddisfatte… e anche di più.
Si parte subito con il botto, già nell’intro dell’episodio vediamo l’allieva di Anakin Skywalker in azione, splendida, assolutamente uguale alla controparte animata vista sia in Rebels che in Clone Wars (tralascio volutamente la questione lekku) con le sue spade bianche e le movenze da Jedi. Un primo colpo di scena che porta immediatamente l’episodio su livelli stratosferici.
Il livello si alza ancora verso la metà dell’episodio, quando il Mandaloriano incontra la Jedi e ne nasce un dialogo in cui Ahsoka racconta del bambino e della forza. Entrambi i momenti mi hanno trasmesso fortissime emozioni, nel primo caso perché vengono usate le stesse parole di Obi-Wan Kenobi mentre parla a Luke e nel secondo caso perché ci tornano in mente gli eventi tragici in La vendetta dei Sith quando Anakin, ormai diventato Darth Vader, uccide tutti i padwan nel tempio. Ed è sempre il prescelto che viene citato, senza essere nominato, da Ahsoka che lo ricorda ancora con rispetto come il migliore dei Jedi (anche adesso mentre sto scrivendo, ho la pelle d’oca).
Ma ancora non è finita, gli eventi proseguono fino a un doppio duello, magistralmente proposto, che contrappone i contendenti in due situazione simili ma da una parte alla maniera dei film western e dall’altra come si affrontavano i samurai giapponesi. Sentiamo il profumo di Sergio Leone e di Akira Kurosawa, alternati e miscelati abilmente fino all’epica conclusione con una rivelazione assolutamente inaspettata che porta l’episodio al livello più alto: veniamo a conoscenza infatti di un altro personaggio, tanto amato in libri e fumetti, il grand’ammiraglio Thrawn, che rappresenta l’obiettivo di Ahsoka, forse per cercare l’amico Ezra scomparso.
In questo turbinio di emozioni, non va dimenticato il bambino, che scopriamo chiamarsi Grogu e il nuovo punto di vista che acquisisce. Una creatura rimasta sola dopo essere stata nascosta dalla furia di Darth Vader, ricercato dall’Impero e per questo costretto a rinunciare ai suoi poteri e alla sua natura. Un piccolo essere che si è legata al Mandaloriano fino a considerarlo come un padre e che quasi ringrazia Ahsoka per non averlo voluto addestrare.
È un episodio a tratti pacato, quasi meditativo, che però quando serve aumenta il ritmo con scene di azione ben studiate. L’atmosfera è cupa, in un paesaggio cupo e desolato, quasi a sottolineare la solitudine di Ahsoka e il momento di estrema riflessione (ricorda in qualche modo il pianeta Dagobah dove si auto-esilia il mestro Yoda). Un racconto che intreccia i destini di vari personaggi e che alimenta la trama principale, lasciandoci indizi per nuove storie che scopriremo in futuro se verranno raccontate da questa serie o da altre produzioni parallele.

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